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“Contro l’Isis”. Le fatwa delle autorità religiose musulmane contro il terrorismo.

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contro-isisIl 29 giugno 2014 Abū Bakr al-Baghdādī proclama la restaurazione del califfato e chiede ai musulmani di tutto il mondo fedeltà al nascente Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Da allora una spirale di violenza ha inghiottito Iraq e Siria, e il terrorismo dell’Isis ha coinvolto Europa, Nord Africa, Vicino Oriente e Asia. L’espansione dell’organizzazione terroristica, ben armata e non priva di risorse, ha provocato un numero enorme di profughi, favorendo il reclutamento di decine di migliaia di combattenti e diffondendo la sua ideologia violenta anche in Occidente. Cosa ne pensano i musulmani, e qual è la posizione delle istituzioni religiose?

Un’interessante risposta è racchiusa nel libro “Contro l’Isis” (Giorgio Pozzi Editore), che presenta alcune delle più importanti dichiarazioni emanate dalle autorità musulmane di tutto il mondo contro il sedicente califfato, raccolte e tradotte in italiano dall’islamologa ed attivista per i diritti umani Marisa Iannucci. «Le maggiori autorità religiose islamiche in tutto il mondo – conferma la ricercatrice – hanno affermato che l’ISIS sta violando i principi fondamentali dell’Islam con una lunga serie di fatwa contro di esso, contro le organizzazioni da cui ha avuto origine e contro qualsiasi forma di terrorismo che associ alle sue azioni la religione islamica.»

marisaChe cosa è una fatwa?
La fatwa è un responso giuridico emanato da un giuresperito che ne ha riconosciuta facoltà (muftì), su una determinata questione che gli viene posta. Non è vincolante nell’applicazione come una sentenza di un giudice in un tribunale ma serve di orientamento per capire cosa prevede la Shari’a , quindi la religione islamica, su una determinata questione.

Quando, esattamente, sono state rilasciate queste dichiarazioni?
Queste dichiarazioni sono state rilasciate solo pochi giorni dopo l’autoproclamazione del fantomatico “califfato”, che esisteva già come Stato Islamico dell’Iraq, in quanto il gruppo era una diramazione di Al Qaeda e del Fronte Al Nusra, da cui si è reso indipendente per prendere il potere sui territori conquistati. Il mondo musulmano e anche i giuristi seguivano con attenzione ciò che stava accadendo in Iraq e in Siria dove, non dimentichiamolo, il regime di Bashar al Assad stava agendo sui civili una repressione feroce e esisteva già una resistenza organizzata. È importante, in ogni caso, tenere presente che prima della costituzione dello Stato Islamico in Siria e Iraq, le autorità musulmane che abbiamo citato finora e altre in tutto il mondo hanno espresso pareri molto simili riguardo ad altre organizzazioni terroristiche che si definiscono islamiche e in generale contro il terrorismo di qualsiasi matrice.

Perché ha pensato di raccogliere e tradurre in italiano queste fatwa?
Come spiego nel libro, le pressioni sui musulmani in Italia e in genere in Occidente sono molto forti. Si chiede di dissociarsi dal terrorismo, di condannare Isis. Non è facile trovarsi in questa situazione, non ci si può dissociare da ciò a cui non si è mai stati associati, evidentemente. Ma vi è una sorta di emotività e un’eccessiva semplificazione nel trattare questi temi soprattutto da parte dei media. In molti ci hanno chiesto di condannare, prendere posizione contro il terrorismo in quanto musulmani. Noi lo abbiamo fatto in quanto esseri umani, come lo facciamo di fronte ad ogni crimine contro l’umanità. Come musulmani abbiamo invece il dovere di chiarire e chiarirci che l’Islam non può essere ridotto all’ISIS, e che ogni deriva violenta, ogni strumentalizzazione politica della religione deve essere contrastata prima di tutto con al conoscenza. La nostra posizione è stata quindi di indagine, riflessione e confronto. Consapevoli che siamo tutti coinvolti nel problema ma che non siamo – perché musulmani - parte di esso. Abbiamo quindi intrapreso lo studio delle tante dichiarazioni delle autorità religiose musulmane nel mondo, che fin dal giorno dopo la proclamazione del sedicente califfato, avevano dichiarato con grande determinazione l’illegittimità di tale gesto e vietato ai musulmani - con fatwa dettagliate e precise - di aderire all’ISIS.

Può essere pericoloso per un imam pronunciare una fatwa contro lo Stato Islamico?
Bisogna fare una distinzione tra i territori che sono occupati dall’Isis, e quindi che sono in guerra, dove contrastarlo è pericoloso perché c’è un conflitto in corso. Ma è quello che hanno fatto i consigli di sapienti ulema in Siria e in Iraq. Evidentemente non è pericoloso in Occidente, dove non vi è appoggio all’Isis, fatta eccezione per le cellule terroristiche e singoli aderenti o fiancheggiatori. Ma è una presa di posizione forte e necessaria, e dovuta, poiché vi è un fenomeno di arruolamento di giovani da paesi occidentali, che devono sapere cosa vanno a sostenere.

Secondo lei la stampa ha una responsabilità nell'alimentare paura e diffidenza?
Secondo me la stampa ha grandi responsabilità quando ci dà informazioni superficiali, approssimative, nel migliore dei casi. A volte una cattiva stampa e la pessima informazione anche televisiva contribuiscono a incrementare la paura e un clima di odio tra le persone. L’islamofobia sta crescendo, anche nel nostro paese la diffidenza verso le persone di religione musulmana è aumentata e non sono pochi gli episodi di intolleranza e razzismo.

Lei ha mai ricevuto offese o ha subito qualche tipo di violenza in quanto musulmana?
Sì, mi è capitato spesso. Sono praticante, e porto il velo. In più sono italiana. Credo che ciò attiri molta ostilità, considerando il basso livello di conoscenza dell’Islam nel nostro paese. Ho subito come tante altre donne, la cui fede è visibile attraverso l’abbigliamento, molti episodi di discriminazione - anche per il lavoro - e offese razziste.


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